Dopo la lunga chiacchierata/intervista con Federico Turano, uno dei nostri prestigiosi e importanti arrivi estivi, rimbalza in testa come la pallina impazzita di un flipper il testo di una bellissima e struggente canzone del favoloso Pino Daniele.

"Voglio di più di quello che vedi, voglio di più di questi anni amari..."

E, infatti, Federico Turano è arrivato in WIZ per prendersi quel "di più" che negli anni trascorsi al GSO Cerro è sempre sfuggito a lui e, per logica conseguenza, anche al team biancoblu.

<In assoluto quelli che ho passato a Cerro non sono stati anni amari ma, insomma - osserva Turano -, quando per tre volte consecutive arrivi ad un millimetro dal tagliare per primo il filo di lana e alla fine gli avversari ti superano, beh, l'amaro in bocca ti rimane. Tanto amaro...>

Restiamo un attimo nel "flashback": cosa vi è mancato al GSO per centrare il salto in CGold? Eppure avevate sempre "squadroni"

<Vuoi una risposta sincera? Non lo so. Non saprei dire cosa ci è venuto meno all'ultimo momento e ancora oggi, seppur a mente fredda e con tutta la lucidità possibile, non saprei dire cosa non ha funzionato. Forse, la spiego in termini esoterici, non eravamo tutti focalizzati al 101% su quell'obbiettivo lì: vincere la categoria. Perchè, sai, a quel livello e in quei momenti lì, è solo questione di dettagli che, a volte, sono addirittura impercettibili. Basta pochissimo, un niente, per farti sbagliare strada e, in quei frangenti, non conta essere  squadroni sulla carta, ma nella testa. E noi, per mille motivi e altrettante ragioni, non lo siamo stati. Non fino in fondo, almeno>.

Chiudiamo definitivamente il capitolo Cerro Maggiore e parliamo di noi: come mai in WIZ?

<Per forza di cose mi riallaccio al discorso precedente e dico: prima di tutto per vedere se in WIZ riuscirò, riusciremo, a mettere tutti quanti nel focus l'obiettivo: salire in CGold.

Quindi, animato da un pizzico di curiosità, per vedere se tutti insieme, al Legnano Basket '91, riusciremo a mettere al centro dei nostri pensieri il traguardo da raggiungere. Poi, a margine, argomento la mia scelta personale con una serie di motivazioni. Fin dal primo contatto dirigenti e staff tecnico WIZ mi hanno fatto sentire al centro del loro progetto facendomi capire fin da subito quanto ritenessero importante la mia presenza. Poi, aspetto di grande sostanza, morivo dalla voglia di farmi allenare da coach Roby Beneggi del quale in questi anni ho sentito parlare solo in termini ricchi di entusiasti. E, ancora, stesso desiderio, quello di giocare al fianco di quello che considero un "fuori categoria" come Hamadi, giocatore che conoscevo solo di fama e per il suo incredibile talento. Infine, l'elemento più determinante, far parte di un gruppo che nelle ultime due stagioni è migliorato tantissimo ed ora, come dicevo, si dichiara pronto per il grande salto. E a mio parere lo è, pronto. Abbiamo tutte le carte in regole per...>.

Tra pochi giorni comincia "il ballo". In una prospettiva generale, da grande esperto della categoria quale sei, cosa pensi del girone e cosa prevedi?

<Non ho ancora studiato a fondo gli organici delle avversarie, ma ad un prima occhiata mi sembra che ci siano cinque-sei formazioni - Pavia, Robbio, Venegono, Luino, Casorate e ovviamente noi -, che per qualità, esperienza, profondità del roster e ambizioni dovrebbero monopolizzare l'attenzione. Tuttavia, guardare così in avanti, troppo in là e azzardarsi in previsioni non mi pare di grande utilità. Soprattutto per una squadra come la nostra che avendo cambiato giocatori in ruoli chiave deve pensare a crescere come gruppo e migliorare individualmente una partita alla volta. Quindi, concludendo, pensiamo solo ad esordire bene contro Luino (nostra prima ospite sabato 24 settembre alle 18.30 al PalaParma), pertanto a vincere e alzare di una tacca le nostre performance che, vedi lo "Zola Challenge" sono già state abbastanza positive. Ma i tornei sono un "documentario", mentre il campionato è davvero un altro film>.

In breve: il "Voglio di più" che abbiamo appiccicato al nostro Fritz Turano parte proprio da qui. Non da proclami altisonanti e spesso senza senso, ma dalle piccole cose che fanno grande una squadra.