Giosuè “Josh” Hamadi e Simone “The Brain” Radice, armi letali.

Come Danny Glover e Mel Gibson nella famosa e movimentata serie di avventurose pellicole.

Il poliziotto buono e quello cattivo. Che poi, se gliela vai a spiegare agli amici di Luino, quelli mica l’hanno ancora capito chi tra i due è quello buono.

Anzi, potrebbero pensare che li stai prendendo in giro.

Ma come, potrebbero risponderti: <Hamadi ce ne ha piazzati 19 nel primo tempo, facendo il cinema. Poi, praticamente dal nulla, salta fuori ‘sto Radice che, bel bello, ci tira cinque bombe consecutive e dal sogno di rientrare (55-47) ci ritroviamo nell’incubo di una pesante disfatta. E voi mi state a parlare di poliziotti buoni e cattivi. Ma questi sono 2 criminali…>

Tuttavia, comunque la pensino dalle parti del lago tanto caro all’indimenticabile Piero Chiara, noi siamo felicissimi di aver trovato prima un Josh che, non è una novità, cesellando canestri e giocate di pregevolissima fattura ci spiana la strada verso la semifinale. Poi, saliamo 3 metri sopra l’Olona (meno di tre metri rischi di beccarti un morso di pantegana…) quando un “Root” che, con l’istinto del killer lucido e glaciale, ti insegna la tabellina del 3 a furia di schiaffoni cestistici.

Poi, quando Simone, dopo ogni triplone allarga le braccia; fa vedere il 3 occhiellato; invita il pubblico a fare pandemonio, tutto diventa di un’altra categoria

Già, appunto. Di un’altra categoria.

Dobbiamo cominciare a pensarci seriamente?